di Gianluca Morozzi – Fernandel editore
Gli ultimi istanti di vita sono davvero i peggiori? Non potrebbero invece diventare la piena realizzazione di tutta l’esistenza? La morte a colori, quarantacinquesima opera di Gianluca Morozzi, in libreria dal 3 novembre per l’editore Fernandel, è una commedia dalle tinte scure, sulla scelta se vivere la realtà tragica oppure un’altra dimensione completamente fittizia ma felice. La morte a colori è una parentesi luminosa regalata a chi sta per morire e può godere di pochi secondi o minuti vivendoli come se fossero il resto della vita, a colori.
Felice Venturi è un giovane bolognese che si accorge di avere la capacità, toccando chi è in punto di morte, di espandere verso la felicità il fine vita: pochi attimi irreali, ma senza sofferenza e pieni di ogni cosa. Per Felice è importante esserci al momento giusto e dare l’ultimo tocco, anche agli sconosciuti.
Miro Massari è uno scrittore indebitato, perseguitato dai creditori e senza più idee. Decide di farla finita buttandosi dal ponte vicino alla stazione di Bologna. Lo fa, ma quando è moribondo a terra, un uomo dalle scarpe bianche, Felice Venturi, gli parla regalandogli gli ultimi minuti di vita illusori, ma pieni e bellissimi: salderà i suoi debiti, sarà uno scrittore di successo e un uomo pienamente realizzato. Non è salvezza quella che Felice concede, la morte, inesorabile, giungerà con la stessa lentezza o velocità con cui deve arrivare, ma per Miro Massari, così come per l’anziano infartuato al ristorante, per l’eroinomane sul marciapiedi, per l’allenatore di calcio dal passato torbido, ci sarà una possibilità in più, essere accompagnati alla fine assaporando e godendo desideri, amori, conquiste, serenità, ricchezza. Tutti muoiono in pace, al tocco gentile di Felice Venturi. Cosa importa se quella felicità non è reale?
La capacità di donare la morte a colori è una qualità segreta che Felice non può rivelare e diventa un vincolo verso la noiosa fidanzata Vanessa, affetta da una malattia apparentemente incurabile. Come può Felice lasciarla, sapendo il dono che potrebbe darle in punto di morte, nonostante si sia innamorato di Agnese con cui condivide la passione per la musica pop e per Andrea Pazienza?
Il protagonista, che si muove in una Bologna dove anche la Certosa può essere un luogo di ispirazione amorosa fra la tomba di Lucio Dalla e quella di Carducci, si trova, quasi al pari di chi riceve la morte a colori, in una condizione di sofferenza e sdoppiamento. Il legame con Vanessa non gli permette di cogliere, almeno per qualche mese, l’opportunità di fidanzarsi con Agnese. Come in un gioco di porte girevoli, la vita sfugge di mano e quello che sarebbe potuto essere, non è. Ma nulla è definitivo. L’equivoco, tema caro agli intrecci dei romanzi di Gianluca Morozzi, allontana e avvicina i protagonisti di questa commedia. Felice, per un banale fraintendimento, attende per ore la bella Agnese in una piazza sbagliata di Bologna, implorando la statua di Lucio Dalla: “Una piccola gioia, Lucio, una piccola gioia, me la merito una piccola gioia, me la merito…Tu lo sai, ho reso felici tutti, ho regalato una vita a colori ai moribondi, era quel che potevo fare, è il mio dono, l’unica cosa bella che ho. Ho fatto felice anche uno schifoso assassino di bambini, un vecchio bastardo celebrato da tutti come un eroe nazionale. Perché non posso essere felice io?”
L’equivoco sarà presto sciolto e anche Felice, in perenne sfasamento fra ciò che ha e ciò che vorrebbe, vivrà lo scarto fra il reale e l’immaginazione, proprio come di fronte alla morte a colori.
La morte a colori sarà presentato sabato 11 novembre alle 18 alla libreria Ubik, via San Romano 43, Ferrara.