di Carola Carulli – Salani edizioni
Alma è una di quelle donne che corrono coi lupi, quelle di cui ha scritto Clarissa Pinkola Estés, che hanno anima e corpo, saggezza e istinto nella vita. Tutto il bene, tutto il male di Carola Carulli, edizioni Salani, è un romanzo dove una donna è madre prima ancora di diventarlo e tutto il bene e tutto il male sono prossimi, palpabili e perciò feroci. Alma è la zia che ama la nipote Sveva e per tutta la vita le darà complicità, amicizia, verità dure da digerire e coraggio per smetterla di pagare le pene di due genitori che non hanno saputo essere felici insieme.
Tutto il bene, tutto il male ci parla di chi scegliamo di amare, di avere vicino e di come metterci in equilibrio disobbedendo.
Alma è una figlia complicata, l’irregolarità ce l’ha negli occhi, eppure è il punto più fermo che la nipote Sveva possa avere per tutta la vita, più di sua madre Sarah, snob, abbandonata alle convenzioni che la vogliono moglie di un medico in carriera, più di quello stesso padre assente, estraneo a cui Sveva, finalmente grande, potrà dire che tipo di genitore sia stato.
Alma è gioco e spirito, creatività ed esperienza, ribellione alle regole e maternità: è tutto il bene che Sveva ha e che, per contrasto, fa vedere dove stia tutto il male, il disamore, l’indifferenza: “Alma mi stringeva forte a sé, e mentre annusava i miei capelli sentivo i suoi pensieri: non con te, Sveva, non le permetterò di fare lo stesso con te, non lascerò che ti facciano diventare quello che non sei”.
Oltre il senso di protezione, l’accudimento di Alma diventa per Sveva motore verso la libertà: Sveva deve liberarsi da un’infelicità familiare corrosiva, deve abbandonare e abbandonarsi, affacciarsi sul vuoto e provare a guardare. “Non era mia madre, io non ero sua figlia, ma lei mi aveva insegnato che certi legami anche se hanno radici diverse sono altrettanto forti, a volte persino più sinceri” e Alma sarà sincera con Sveva fino alla fine, come lo sono le vere donne che corrono coi lupi, viscerali, fuggitive, autentiche.