di Beatrice Salvioni – Einaudi
“Tu usale contro di loro, le regole dei maschi”. È una nuova legge non scritta quella che Maddalena e Francesca cercano di seguire per sopravvivere in anni – siamo all’epoca dell’entrata in guerra nel secondo conflitto mondiale -, in cui le donne potevano solo passare da una potestà maschile all’altra. La Malacarne (Einaudi) di Beatrice Salvioni, romanzo che segue l’opera d’esordio La Malnata (Einaudi), è la storia di un’amicizia viscerale e complice fra due giovani donne, unite sin dall’adolescenza, coinvolte in una violenza, più volte separate per volere degli altri ma, da adulte, anche per scelta. Donne indocili e indomite, stigmatizzate dalla collettività, ma del tutto consapevoli delle proprie capacità di rottura e resistenza. Maddalena è per tutti la Malnata, una strega da allontanare e rinchiudere in manicomio. Il suo magnetismo è disdicevole, la sua intelligenza una pericolosa condanna. Francesca è la Malacarne, un inutile castigo. A dirlo, la madre stessa, incapace di comprendere le scelte di una figlia che, stando con la Malnata, ha imparato a credere nell’autodeterminazione, negli ideali di libertà e nella necessità di non replicare i paradigmi appresi in famiglia.

L’opera si apre con la fuga di Francesca dalla casa paterna e il bisogno disperato di trovare Maddalena, rinchiusa da quattro anni in manicomio. Maddalena, per tutto il romanzo, è una forza centrifuga e centripeta, attira e respinge, “una donna che appena entrava in una stanza era impossibile non voltarsi a desiderarla”.
La Malnata scappa e ritorna numerose volte cambiando vesti, mettendosi anche dalla parte opposta, quella del regime, per esercitare ancora meglio l’aiuto occulto verso Francesca e il suo mondo.
Maddalena diventa la compagna del prefetto, Francesca è segretamente una fiancheggiatrice dei gruppi oppositori ed eversivi.
L’amicizia fra queste due donne che, a un certo punto, rappresentano opposti estremismi, si nutre di una reciproca forza soteriologica, una spinta a soccorrersi quando la sopravvivenza sembra essere per tutti l’unica cosa da fare.
“Non c’è cura se si nasce Malnati, non c’è cura”, sono le parole di Maddalena che nell’identità di Malnata ha vissuto e pagato la sua libertà, soprattutto all’ombra del potere, imponendosi una “maschera di grazia discreta”. E in quei momenti di allontanamento, la Malnata è più che mai è nella vita di Francesca, è nella sua testa che si chiede cosa farebbe lei, così risoluta, dissacrante, decisa.
La maturazione di Francesca e la sua crescita come donna passano inevitabilmente per una conquista di autonomia rispetto a Maddalena, la cui voce comincia a non risuonare più. A farsi spazio è una volontà propria, autonoma, politica. È Maddalena, lucida, a mettere in guardia Francesca rispetto alla pericolosità delle scelte sovversive che sta facendo.
Al fianco di Francesca, un uomo buono, integro, il marito Noè, che è il punto di equilibrio delle intemperanze di Francesca. Noè rappresenta il piano di realtà, l’affetto incondizionato e fedele, ma per Francesca, pur grata e riconoscente, l’amore è un’altra cosa, ha altre forme.
L’accurata ricostruzione storica dell’autrice permette, al di là della trama, di riflettere sulla condizione delle donne che vivono senza appartenersi perché incardinate in ruoli e costrizioni. Ma poi vi sono quelle, come Francesca, Anna, Rossana, Mina che dal tinello di casa o dai covi degli oppositori, partecipano alla costruzione della Storia. Sono le donne che leggono Tolstoj, Verne, Salgari, sono quelle che chiedono di votare, difendono il diritto di scioperare nelle fabbriche e, per portare la pace, scioperare anche nel letto, alla maniera della Lisistrata di Aristofane. E poi c’è Maddalena, selvatica, dagli occhi lucenti e feroci, la quale ha capito che, per sopravvivere e aggirare il potere maschile, basta fare credere agli uomini di avere il controllo, rassicurarli sui rapporti di forza e supremazia. Sarà infatti questo il grimaldello che Maddalena userà per portare aiuto, salvare Francesca e quel pezzo di mondo che Francesca rappresenta.
Il romanzo La Malacarne sarà presentato mercoledì 5 marzo alle 21 al teatro don Gino Tosi di Santa Maria Maddalena per la rassegna Incontri con l’autore in Polesine.