Massimo Carlotto recensione

Danzate su di me

di Massimo Carlotto – Sem edizioni

Lo dice l’autore in esergo, uno scrittore ha il dovere di esplorare l’universo femminile. E Massimo Carlotto ci riesce senza omologare né appiattire, ma prendendo il quotidiano più sommerso di quattro vite per farne racconto. Narrare il sogno, il tradimento, il malaffare, la rovina e la follia dalla parte delle donne significa mettere le mani in un territorio scomodo, ma di estremo realismo.
Contro chi le vuole angeli rassicuranti, le quattro donne di Danzate su di me, edizioni Sem, sono prima di tutto esseri umani inseriti in un contesto sociale ed economico che le forgia, le disillude, le frega e spesso le piega verso una vita che non avrebbero voluto.

Massimo Carlotto

Una madre di famiglia tradisce perché succede e “l’amore di contrabbando” rende sopportabile “il peggio della vita ufficiale”, il matrimonio, un legame in cui a lasciarsi non ci guadagna nessuno, conviene stare insieme, fare finta di, rinunciare alla verità, tollerare, tirare avanti perché il peggio che deve venire, una donna lo vede benissimo. Cosa sperare se si ha una figlia femmina e si viene dal niente? Che sposi uno ricco o faccia televisione, scorciatoie facili pur di uscire da un quartiere di utilitarie, raggiungere agiatezza e non replicare la gabbia ineludibile del destino materno, condannato al niente, “di vita da discount che ti costringe a giornate tutte uguali”. Nascere nella famiglia sbagliata, ed esserne consapevoli, è una prospettiva che non crea illusioni.
Oppure, la realtà può diventare a tal punto insostenibile perché vuota, da volere morire, desiderandolo con lucidità e cinismo.

La felicità, se c’è, è uno sprazzo, un ricordo, un tradimento, e nessuna protagonista si illude di dominarla. Non sono donne senza spessore quelle narrate da Massimo Carlotto, sono esseri umani fatti di strati di durezza per sopportare matrimoni falliti, ma ancora in piedi, oppure scelte di vita che le hanno compromesse fino alla rovina. La voce delle protagoniste, tuttavia, non cede mai alla disperazione, non servirebbe a cambiare le cose. Attraverso queste figure femminili, vediamo anche uomini miserabili, perdenti, corrotti, quasi mai all’altezza, capaci di spaventarsi di fronte alla forza di una donna che chiede solo di aiutarla a farla finita. Sono uomini messi al muro dalle parole disarmanti di amanti, mogli o sconosciute, il confronto è sempre impari, non c’è dialettica. I dialoghi fra uomini e donne, nei racconti, sono sticomitie in cui non c’è spazio all’indulgenza, l’infelicità è dichiarata e le donne provano un gusto particolare a sbatterla in faccia.  
Il matrimonio è una pelosa facciata, è il sabato in centro, l’ulivo in giardino perché gli altri, il mondo fuori è il vero nemico, pronto a giudicare. Ma il giudizio più severo viene dalle donne stesse, a cui non sfugge il fallimento senza redenzione.
Le vite narrate in Danzate su di me sono attraversate dalla menzogna che “è l’unico, vero strumento di sopravvivenza a disposizione dell’essere umano”. Senza la finzione salvifica, gli escamotage, l’inganno e l’autoinganno nulla reggerebbe, troppo lacerante la realtà così com’è.
Quel dovere dello scrittore di indagare l’universo femminile, quindi, è anche denuncia sociale, analisi politica di un ambiente metropolitano che ha una buona parte di responsabilità nell’ostruire la via d’uscita all’infelicità.

Massimo Carlotto presenta Danzate su di me sabato 12 aprile, alle 17.30, alla libreria Ubik, via San Romano, 43 Ferrara.

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