di Paolo Panzacchi – Clown Bianco edizioni
Giulio è il peggior nemico di se stesso. A trentacinque anni, è arrivato il redde rationem di una vita: mettere in un ordine quasi aritmetico i fallimenti e scoprire quante ipocrisie hanno mandato avanti l’esistenza. Giulio è spietato nel vedere la sua infelicità, nel trovare con lucidità il germe della colpa. Fantasmi di Paolo Panzacchi, Clown Bianco edizioni, è un romanzo sulle false verità che ci raccontiamo, sulle scorciatoie che pensiamo possano salvarci ma che ci allontanano, nel lungo periodo, dall’autenticità di una vita che rischia, invece, di passare senza essere vissuta.
Giulio è alla guida di una macchina che, in una notte di gioventù, va a sbattere provocando la morte dell’amico Mario. Giulio si trasferisce a Londra, lascia la fidanzata Carlotta, entra in un’altra vita. Ma da se stessi non si può fuggire, per cui Giulio si porta addosso il senso di colpa e il pensiero costante di Mario. Che consigli gli avrebbe dato? Come avrebbe affrontato le difficoltà? Rientrare in Italia e riannodare tutto è il tentativo di Giulio di incasellare la sua vita in un quadro che, per convenzione, è considerato adeguato. Un lavoro, una moglie, uno stile socialmente riconosciuto è ciò che gli altri si aspettano. Giulio si conforma, sposa Carlotta, ha una posizione e marchia di infelicità la sua vita che non gli somiglia. È diventato quello che gli altri vogliono, è un uomo che non ha ascoltato se stesso e ha scelto per convenienza: “Vivere. Giulio si è dimenticato di farlo, ha messo in folle e si è messo a osservare il paesaggio, senza accorgersi però che ci sono altri alla guida”.
È un fantasma senza consistenza, è estraneo a tutto, soprattutto a sua moglie: “Giulio pensa alla morte, Carlotta alla vita; si negano a vicenda”. Lei vuole un figlio, lui non è pronto, “lei si è aggrappata a tutto pur di essere felice”, lui ha avuto paura di desiderare. Rigurgiti di colpe e rancori sono ormai il loro codice di comunicazione quotidiano. A Giulio è sempre più evidente che il loro rapporto, svuotato di quel po’ di amore che c’era, è pura finzione. I fantasmi parlano in modo sempre più prepotente a Giulio, gli mostrano le vittime che ha fatto, la sofferenza che ha causato, l’inconsistenza di un matrimonio senza più una direzione. La colpa per la morte di Mario si aggiunge a un’altra pena per la quale sembra non esserci risarcimento: Giulio non ha scelto, non ha obiettato, non si è opposto ai desideri degli altri imprimendo un corso alla sua vita che sta completamente deragliando.
La situazione con Carlotta è ormai irrecuperabile e si sta avvicinando l’anniversario della morte di Mario che sarà ricordata con un concerto. Giulio è la causa e il sopravvissuto di quell’incidente, il dolore si rinnova prepotente ed è proprio questo fondo dell’abisso a spingerlo ad agire, scegliere, finalmente vivere. Come non aveva mai fatto.