Sandro Frizziero - Il bene che ti voglio - recensione

Il bene che ti voglio

di Sandro Frizziero – Mondadori editore

Non è una vigilia di Natale come le altre per Alessio Gorgosalice. L’incontro con la nonna Armida, ospite di villa della Pace, è il redde rationem della coscienza, è un flusso che non ha bisogno di interlocutore. Alessio Gorgosalice, orfano di genitori, protagonista del romanzo di Sandro Frizziero Il bene che ti voglio, Mondadori, ha trovato nella famiglia della moglie Isabella un nucleo accogliente, ordinato, impostato secondo l’ortodossia di quella classe sociale: una villetta, un matrimonio, un lavoro. La ribellione non è prevista, ma solo la riconoscenza verso chi, il suocero, ha reso possibile una vita così invidiabile. La visita a nonna Armida, che vive rifugiata nel suo mondo, è per Alessio la confessione, a se stesso, di avere avuto bisogno di altro: il desiderio di Barbara. La moglie Isabella è eterea, apollinea, salutista, padana, ingegnere, collaudatrice di macchine. Barbara è dionisiaca, procace, spinta, meridionale, desiderabile nelle sue carni generose.

Sandro Frizziero - Il bene che ti voglio - recensione

È solo a nonna Armida che Alessio può confidare il tormento e la mortificazione: lei lo ha cresciuto, è una madre che ha perso due figli, è l’unico legame di sangue che Alessio ha. Il faccia a faccia con la nonna, separata da un vetro e da un silenzio inaccessibile, è lo sguardo gettato sulla propria anima. Alessio ha bisogno di mettere in fila quanto è successo, l’amore che prova per entrambe le donne è un accidente in una vita in cui deragliare non è ammesso.
“Uno, nonna, fa tutti i suoi conti, una vita intera di conti, come quelli che fa Isabella al lavoro, come quelli che faccio anch’io al lavoro. Fa i conti con la penna e un quaderno a quadretti piccoli; legge gli oroscopi e annota gli impegni nell’agenda o in un planner da tavolo per avere uno sguardo sinottico sulle rotture, sì, poi tutto si attorciglia, si ingarbuglia, si scompiglia come peggio non potrebbe”. Ma questo peggio è, di fatto, la vita che sgomita, l’attrazione verso Barbara, la menzogna che non deve scalfire la facciata benpensante della famiglia.

La mattina della vigilia di Natale, Alessio porta Barbara nella casa della nonna, in Polesine, dove è stato da bambino e dove i ricordi si affollano: terra di odori e sapori genuini, terra incontaminata il cui ricordo scatena la memoria olfattiva. La casa della nonna è un grembo in cui rifugiarsi assieme a Barbara, la più materna e senza figli fra le donne che Alessio ama. Barbara è “una specie di fiume di lava che scorre sotterraneo, carsico e poi esplode, erutta come l’Etna”. Alessio non si riconosce in quello che sta facendo, lui che calcola i pro e contro nella parte di vita pubblica, con Barbara è puro istinto, viscere che si muovono. L’amore verso Barbara è necessario, per Alessio, è la sua “fuga dalla bellezza artificiale” imposta dal mondo, è rottura dei canoni etici ed estetici che lo intrappolano.
Barbara è un lago immobile e profondo, Isabella una montagna alta e aspra, Isabella usa le parole come i numeri, senza sfumature, Barbara, invece, ha bisogno di scrivere per trovare l’ispirazione per vivere. Ma Alessio – ed è Isabella a dirglielo – ha sempre fame, la sua è bulimia di qualcosa di disordinato e fuori asse. È fame e sete insieme e Barbara lo sazia, il suo corpo abbondante è abituato a sfamare gli altri, a darsi. Anche Barbara si abbuffa, il suo è bisogno di espandersi, esserci. Dopo l’amore con Barbara, Alessio apre l’armadio e contempla la collezione di subbuteo: serve qualcosa di rassicurante dopo la trasgressione, serve sapere che nulla si muoverà da lì.
E allora la vigilia di Natale, Alessio a villa della Pace, la gabbia della nonna, vede anche la sua gabbia, quella di uomo libero ma chiuso in una vita dove il bene lo lega a tutti, l’amore lo fa rimbalzare intra ed extra moenia, tra felicità e infelicità: “noi cerchiamo la felicità proprio dove si annida l’infelicità, all’origine dei nostri patimenti”. Alessio vede la sua vita di finzione, ha avuto una platea di fronte alla quale esibire sicurezza e capacità gestionale, proprio come esigeva la sua terra, nella quale produttività e merito sono principi guida. Ma di fronte alla nonna, a Barbara e al bene non calcolato, il copione deve essere messo da parte e le lacrime possono finalmente scendere.
Sandro Frizziero costruisce un romanzo riuscito in cui inserti di passato intervallano il momento presente e attorno al protagonista ruotano altre figure – la nonna, Isabella, Barbara e i suoceri – di cui il lettore arriva a conoscere fatti e afflizioni, in un ritmo di continua relazione capitale con Alessio.

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