di Mattia Zecca – Feltrinelli edizioni
Ho conosciuto Mattia, Nicola, Lorenzo e Martino una sera di giugno a Procida. Ero con mia figlia, diciassettenne un po’ intimorita da un contesto del tutto nuovo. Il primo a coinvolgerla, a tavola, è stato Mattia Zecca che le ha chiesto che scuola facesse. Mi aveva colpito l’interesse, l’ascolto e la volontà di includere una ragazzina che altrimenti sarebbe stata poco partecipe a un tavolo di adulti. Lo stesso interesse delicato verso le vite degli altri, i figli, gli amici, i genitori, le persone incontrate in metropolitana muove le pagine di Lo capisce anche un bambino, Feltrinelli, un libro che come sottotitolo riporta “storia di una famiglia inconcepibile”.

Mattia e Nicola sono due padri che hanno concepito i loro figli molto prima della nascita, come tanti altri genitori, però hanno dovuto battagliare, sottoporsi a un giudice e provare che invece la loro è una famiglia. Oltre e prima delle convenzioni, dei codici, delle domande in tribunale.
Mattia Zecca scrive di sé, di Nicola, dei figli Lorenzo e Martino, di Danielle e Ashleigh, due donne straordinarie che hanno pensato agli altri prima che a loro stesse, e lo fa con la delicatezza di un padre che, grazie ai suoi figli, riesce a volgere uno sguardo diverso, più indulgente, verso i propri genitori, le aspettative, l’educazione ricevuta e quell’aggrovigliarsi di sentimenti che la nascita di un figlio complica e semplifica al tempo stesso. Un figlio ci fa nascere due volte, o forse infinite. Come una palingenesi, torniamo a nuova vita, “divento padre e finalmente concepisco me stesso”, scrive Mattia Zecca.
Diventare genitori è abbracciare l’ignoto che continuerà a restare tale, ogni giorno, è andare incontro a quella parte sconosciuta di noi che era lì pronta e pare sapesse già come comportarsi, come muovere le mani, come intuire i bisogni di un altro essere che nemmeno sa chiedere. Ma c’è una solidità di fondo in questi due padri pieni di attenzione e fiducia verso il mondo: li ho visti permettere ai bambini di avvicinarsi all’acqua del mare al tramonto, giocare col retino senza ansie e fare esperienza della vita. “È un senso vero di vita nuova, quello che ti offre un figlio: rinnova sempre la tua prospettiva, che non smette del tutto di guardarsi indietro, ma è come distratta dal piacere di guardarsi avanti, attraverso gli occhi di chi pensi di avere dato alla vita, e invece è lui che la regala a te”. Se un figlio ci impone di guardare dritto, la condizione di genitore ci fa leggermente voltare la testa, guardare chi ci ha preceduto, le circostanze in cui ci ha cresciuto, le probabili ragioni degli errori. Mattia allora riguarda i genitori Luciano e Anna Maria, le loro direzioni a un certo punto divergenti ma che hanno anche saputo col tempo tornare convergenti, per amore. “Sono innumerevoli le cose che si guadagnano con l’arrivo di un figlio, poche o nulle quelle che si perdono realmente” e questo lo capisce anche un bambino.