Roberto Venturini - L'anno che a Roma fu due volte Natale - recensione

L’anno che a Roma fu due volte Natale

di Roberto Venturini – Sem edizioni

Di notte avviene una disgrazia in mare, di notte una banda di improvvisati compie un’impresa picaresca al cimitero del Verano che si concluderà, prima dell’alba, al largo tra le acque. L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini, edizioni Sem, è un romanzo in cui il buio accelera le situazioni, le rende vive, arma di un coraggio sconosciuto i personaggi.  Alfreda, rimasta vedova dopo che il marito Mario, quella notte, ebbe un incidente in mare, soffre di demenza, accumula in casa le scorie di una vita che non c’è più e in cui sta sprofondando: “quella materia esisteva, aveva un odore, una consistenza che Alfreda tastava, annusava, attribuendole significati che probabilmente non aveva: erano le metastasi della sua infelicità”.

Roberto Venturini - L'anno che a Roma fu due volte Natale - recensione

Alfreda è convinta di parlare con Sandra Mondaini e ormai ha un unico desiderio, che l’attrice scomparsa si possa ricongiungere al marito Raimondo e sanare quella che per lei è un’ingiustizia. Il figlio Marco, cresciuto senza accettarsi e mortificandosi, è capace di un accudimento speciale verso Alfreda, una cura fatta di ascolto del respiro della madre mentre dorme, ricerca di quella fragranza di rose che gli innesca una memoria olfattiva verso un passato che non c’è più.
Ma il presente è quello di un’anziana malata e prigioniera degli oggetti, una donna che ha accettato il tradimento del marito praticando il perdono fino alla fine, in nome di un’unità “che era tutto, era il suo mondo” da cui si ostina a non separarsi.

Marco, per riscattare quella gabbia d’amore con la madre e liberare tutto dall’ossessione delle cose, del passato, dei fantasmi materni, decide di sgomberare la casa e di esaudire l’ultimo desiderio di Alfreda, ricongiungere Sandra e Raimondo: un gesto d’amore, un’azione sgangherata e folle. Marco trova complicità e aiuto nell’impresa tra i compagni di sempre: Carlo che, da quella notte dell’incidente di Mario in mare, si sente in debito verso Marco e Alfreda, e Er Donna, un travestito che in Alfreda ha scoperto una madre, un’amica, la sua “scia luminosa”.
Il gruppo compie un’impresa notturna al Verano dove Er Donna si imporrà dando una svolta grottesca e risolutiva alla situazione. È il desiderio di Alfreda a guidarli, è l’amore e l’affetto che tutti provano per una donna che ha protetto gli altri e per la quale tutti uniti si imbarcano in un’iniziativa illecita e rischiosa che precipita nel corso di una notte sconquassata dagli eventi. Alla fine di tutto, la casa di Alfreda è vuota, senza più tracce, senza oggetti, senza odore. Per Marco, solo un ultimo sterile rifugio.

Roberto Venturini presenta L’anno che a Roma fu due volte Natale, edizioni Sem, giovedì 1 luglio alle 21 per la rassegna Microfestival delle storie. Dialoga con l’autore Riccarda Dalbuoni.

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