di Chiara Gamberale – Feltrinelli editore
Dove nasce la prima mancanza, quella primordiale che ci affama e ci fa dire ancora? Fino a quando permettiamo che quel nucleo in cui abbiamo imparato ad amare e a non amare influenzi le nostre scelte? Il grembo paterno di Chiara Gamberale, edizioni Feltrinelli, è una ricerca su come quelle pareti del grembo che ci hanno racchiuso, protetto e tradito per la fallibilità che anche, o forse soprattutto, i genitori hanno, rischino di indirizzare la modalità dell’amore adulto.
Adele viene da una famiglia che dal niente, con sacrificio, ha messo insieme qualcosa, ma non basta perchè per tutti in paese rimangono i Senzaniente.
Da quella casa dove le parole a tavola sono tronche e concrete e dove l’amore non si mostra, Adele si ammala dentro senza dirlo, mentre il suo corpo si fa sottile e bulimico.
Adele Grassa e Adele Magra duellano, si avvicendano fino a che qualcuno di più forte e al tempo stesso fragilissimo creerà, giorno dopo giorno dopo giorno, una Adele diversa: la figlia Frida sposterà l’epicentro della vita di Adele da un’altra parte, verso un fuori, più in là del grembo paterno, più in là delle radici che l’hanno abitata per così tanto e ancora la attraversano.
Adele si innamora di Nicola, il pediatra di Frida, un affabulatore, innamorato delle parole, quelle parole che in famiglia Adele non ha mai sentito pronunciare.
Nicola è sposato, la sua presenza è a tempo e le sue promesse attraenti, “perché le sue parole, quando sbucavano dalle sabbie mobili della frustrazione, non smettevano di farmi da fratello, sorella, sposo, da padre di Frida”.
Ma per di lì, per quella mancanza che tiene in vita, per quell’attesa, nell’assenza, sproporzionata rispetto alla presenza, Adele ci è già passata col cibo e col padre Rocco, l’uomo che per primo l’ha tradita, non rendendola più l’unica, l’uomo che per primo non c’è stato mai completamente.
Adele galleggiante nel grembo paterno, da adolescente diventa l’Adele appesa a Nicola marito che sta per lasciare la moglie, ma solo dopo le feste, Nicola padre da cui dipendono i suoi figli, ma anche Nicola medico pronto per i figli degli altri.
E quel galleggiamento pare non finire mai per Adele perché “dal vizio di dare a un maschio la parte del protagonista mica è facile liberarsi”.
Ma quand’è che si comincia a lasciare qualcuno? Quando avviene la magia che ci fa liberare dall’incantesimo di quella persona che vogliamo per infinite ragioni e non vogliamo per altrettante infinite ragioni? Adele riesce, a un certo punto, a mettere in fila quel processo lungo, fatto dalla somma di piccole crepe, sottrazioni, fame, silenzio, di un altro Natale senza. “Dentro di me lo lasciavo, ma continuavo comunque ad aspettare. Che mi chiamasse, che mi scrivesse, mi toccasse, mi riempisse. Che m’affamasse”, perchè non è facile smettere di essere affamati se questa è la condizione appresa in un tempo lontano quando, nel grembo paterno, potevamo solo suggere, aspettare, amare.
Il grembo paterno segue Come il mare in un bicchiere, pubblicato nel 2020.